Alluce Valgo
Che cos'è
L'alluce valgo è una deformità della parte anteriore del piede che colpisce maggiormente le donne rispetto agli uomini (15:1);
circa il 40% delle donne ne soffre e nel 75% dei casi è bilaterale.
Consiste nella deviazione laterale della base del primo metatarso (in varismo) e di una conseguente deviazione mediale dell'alluce (in valgismo); è inoltre presente una rotazione del dito attorno il proprio asse la cui conseguenza di sovente è un'infiammazione della borsa mucosa che si trova alla base del primo dito, perché il carico del soggetto si sposta sui metatrsi lateralmente.
Le cause dell'alluce valgo possono essere:
- congenite, cioè presenti dalla nascita come i piedi piatti (svilupperanno problemi in età di accrescimento)
- acquisite o secondarie, per le varie forme rachitiche, infiammatorie e traumatiche.
Da sottolineare che nelle forme acquisite, l'utilizzo di calzature non adatte, come quelle strette in punta oppure quelle con tacchi troppo alti, non è scatenante la patologia, ma certamente non consente di agire ne in forma preventiva ne curativa.
CHE SINTOMI DA
A causa di questa deviazione si forma un rigonfiamento molto doloroso che si chiama borsite, ed inoltre compaiono delle callosità e/o delle ulcere nelle zone di maggior contatto.
Spesso questi segni non vengono percepiti subito dal paziente che continua a perturbare la zona dolorosa che nel tempo può generare anche una serie di cambiamenti dell'allineamento effettivo delle altre dita del piede.
Queste alterazioni sono alla base della comparsa di altre patologie come ad esempio la metatarsalgia.
Fisiologicamente il peso del nostro corpo deve essere ben distribuito su tutte le dita, ma quando questo non avviene si crea uno sbilanciamento a carico di tutto il piede e di conseguenza di tutto l'organismo.
Succede poi che il nostro organismo è progettato per sopravvivere, e che quindi in questi casi mette in atto una serie di contromisure chiamate “compensi” che gli consentono di andare avanti. Ma questa soluzione alla lunga non si rivela lungimirante, in quanto l'instaurarsi di patologie da compenso (sovraccarico funzionale di una zona in particolare) porta all'insorgenza di patologie che in ultima ratio possono arrivare anche all'intervento chirurgico.
I sintomi dolorosi vanno quindi dalle algie varie, sia direttamente sulle zone a contatto (come appunto il metatarso) sia su quelle a distanza.
Parliamo di talloniti/spina calcaneare, tendiniti dell'achilleo, tendinite del rotuleo e sofferenze meniscali con conseguente limitazione articolare che può interessare anche distretti più distanti come l'anca e la colonna.
COME VIENE FATTA LA DIAGNOSI
Visita specialistica (metodo dell'osservazione).
Attraverso un'attenta valutazione da parte del medico specialista (ortopedico/fisiatra/reumatologo) ma anche da personale specializzato in riabilitazione (fisioterapisti, osteopati ed operatori del settore) potrà essere fatta oggettivamente una diagnosi quasi certa, grazie anche all'utilizzo di alcuni attrezzi come il podoscopio.
Esame radiografico
L'esame strumentale per eccellenza nella diagnosi di alluce valgo è sicuramente la radiografia che viene fatta in modo da valutare sia l'angolo che c'è tra i primi due metatarsi (>8°/9°) sia l'angolo tra asse metastarsale e asse alluce (>15°).
Inoltre per quanto riguarda la rotazione dell'alluce attorno al proprio asse, si effettuano degli scatti frontali per valutare la posizione delle ossa sesamoidi presenti sotto l'articolazione interessata.
Esame baropodometrico
Ci permette di studiare l'appoggio, sia in statica sia in dinamica, con tutte le alterazioni del carico e con tutte le modificazioni dello schema del passo (la cosiddetta elica).
RIMEDI
- farmacologia
- terapia iniettiva
- fisioterapia
- ortesi planatri
- chirurgia
La patologia ad esordio sicuramente subdolo, può essere affrontata con diversi approcci medici e riabilitativi.
La farmacologia attraverso l'utilizzo di FANS per ridurre il dolore e l'infiammazione, è sicuramente quello più immediato, ma anche quello non risolutivo; quindi con un approccio al sintomo ma non alla causa.
Anche la terapia iniettiva con corticosteroidi viene utilizzata per un trattamento antinfiammatorio.
Una volta fatta la diagnosi ed avendo eventualmente già percorso la fase farmacologica, la fisioterapia è sicuramente la strada più indicata da intraprendere.
Il percorso è vario ed articolato, e si passa da terapie con mezzi fisici come la tecar terapia, la laseterapia, l'ultrasuono terapia ecc, a terapie manuali e posturali, che cercano di migliorare l'aspetto articolare e performante della zona.
Parliamo di kinesiterapia, di osteopatia (anche manipolazioni), massoterapia, ginnastica posturale per la correzione del carico, ma anche di kinesio taping e soprattutto della correzione dello stile di vita del paziente.
Si cerca di capire quali abitudini errate conduce e ove possibile si cerca di consigliare delle alternative che non vadano ad agire a favore del problema. Ad esempio si suggeriscono delle calzature più adatte, si consiglia di utilizzare del ghiaccio più volte al giorno (magari in associazione con una gel antinfiammatorio), di non stare troppo in piedi, di fare delle mobilizzazioni in autonomia al proprio domicilio ecc.
Le sedute in una prima fase infiammatoria più acuta prevedono anche 4 sedute settimanali di fisioterapia con l'utilizzo di macchinari che agiscono sul dolore (laser yag e tecarterapia) alla qaule associamo una cauta kinesi di scarico e dei consigli pratici che il paziente deve seguire pedissequamente. Ottimi risultati si ottengono anche con delle apparecchiature come ipertermia ed onde d'urto radiali, sicuramente più aggressive ma che possono permettere un miglioramento della sintomatologia più consistente.
Inoltre si possono confezionare dei plantari su misura, cuscinetti adesivi, stecche ecc., ma solamente per evitare il sovraccarico delle teste metatarsali e non per correggere il valgismo.
In alcuni casi vengono altresì consigliate delle ortesi su misura per supportare il piede e la caviglia.
L'unico metodo di correzione reale dell'asse è l'intervento chirurgico che deve essere preso in considerazione laddove ci siano dei presupposti congeniti legati alla giovane età oppure quando gli altri percorsi fin qui esposti non hanno dato risultati consistenti e duraturi.
METODO DI RECUPERO “FISIO EUR - 5 FASI”
1^ fase: Controllo del dolore.
L'utilizzo dei mezzi fisici è una valida alternativa ai presidi farmacologici (ove indicati), e consentono la riduzione e la gestione del dolore. Si effettuano sedute plurisettimanali in base alla gravità del problema:
- Tecarterapia;
- Ultrasuonoterapia (anche nella versione cryo);
- Ipertermia;
- Laserterapia yag,
2^ fase: Recupero dell'articolarità e della flessibilità.
Viene utilizzato un prudente protocollo di intervento manuale del terapista e di esercizi volti al recupero del movimento della zona interessata dal problema, senza correre il rischio di riacutizzare il processo infiammatorio. Si effettua:
- cauta kinesiterapia;
esercizi isocinetici;
terapia manuale;
massoterapia circolatoria;
seduta osteopatica.
3^ fase: Recupero della forza e della resistenza muscolare.
Questa è la fase in cui si rinforza la componente muscolare, con esercizi di tipo isometrico, concentrico ed eccentrico, perché il muscolo diventi non solo forte ma anche capace di reagire alle tensioni e proteggere l'articolazione. Le sedute sono plurisettinamali e comprendono:
- kinesiterapia attiva;
- kinesiterapia contro resistenza;
- esercizi di carico funzionale;
- Energia Vibratoria Muscolare (EVM);
- idrokinesiterapia;
- massoterapia decontratturante;
- esercizi di rinforzo in eccentrica.
4^ fase: Recupero della coordinazione.
Un'affezione del sistema muscolo scheletrico altera il sistema di percezione del corpo nello spazio e del movimento. In questa fase si eseguono sedute mirate al recupero di queste funzionalià che risultano fondamentali nella prevenzione di eventuali ricadute:
- sedute di ginnastica propriocettiva (cuscini, rulli, pedane e cunei);
- esercizi di controllo del movimento;
- idrokinesiterapia;
- esercizi di rinforzo muscolare sotto controllo propriocettivo;
- massoterapia decontratturante;
- esame baropodometrico ed eventuale confezionamento di plantari su misura.
5^ fase: Recupero della gestualità quotidiana.
Al paziente viene suggerito un programma terapeutico finalizzato al recupero delle funzioni normali, si studia pertanto il suo stile di vita e si riproducono esercizi con movimenti utili quotidiani:
- metodo dell'Approccio Sequenziale e Progressivo (ASP);
- cyclette;
- tapis roulant;
- nuoto;
- esercizi della quotidianità;
- osteopatia.
CONCLUSIONI
Quindi ci sono diverse strade da percorrere per risolvere una problematica del genere, così come tante altre. La cosa fondamentale è fare una diagnosi precisa ed affidarsi ad uno specialista che offrirà di seguire il percorso riabilitativo più adatto per il paziente, fatto di tutte quelle fasi che abbiamo appena descritto; ma che non sarà sicuramente l'unico, bensì quello più adatto alle esigenze della paziente, in base anche sia alla formazione sia all'esperienza dello specialista a cui ci si rivolge.
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