Quella pancia che non va più via




La diastasi addominale

a cura della Dott.ssa MARIATERESA MORETTI

 


Dottoressa in fisioterapia specializzata in
riabilitazione del pavimento pelvico,
ginnastica ipopressiva caufriez concept,
fisioterapia dermatofunzionale e fisioterapia estetica.

 

A tutte le mamme sarà capitato dopo il parto di guardarsi allo specchio e di non ritrovare più il fisico che si aveva prima della gravidanza.
Pancetta, pelle un po’ cadente, smagliature; segni indelebili che il fisico ha affrontato quel viaggio meraviglioso chiamato GRAVIDANZA.
Cosi cominciano le diete, la palestra e spesso ci si rende conto che quella pancia non va più via.

Perché? Perché nessuno ha mai parlato di diastasi addominale.  

La DIASTASI DEI RETTI ADDOMINALI è una patologia che si porta dietro un insieme di problematiche di varia natura, non solo estetica. È una condizione molto frequente che accomuna le donne dopo una gravidanza, però le cause possono essere di varia natura. L’incidenza della patologia è del 40% ma spesso sono le donne stesse a farsi autodiagnosi leggendo su internet, poiché tale affezione continua ad essere ancora ignorata da molti.

Le ostetriche spesso sono la figura di primo contatto di queste donne, ma poi gira intorno a questa patologia un’équipe di professionisti tra cui: il fisioterapista, il chirurgo plastico, l’osteopata, l’ortopedico, il nutrizionista e il gastroenterologo. Non solo il parto, bensì anche importanti variazioni di peso possono causare la patologia.

L’invecchiamento e l’ipotonia muscolare, come pure l’eccessiva attività fisica, possono essere fattori predisponenti. Oggi esistono gruppi social che raccolgono le esperienze di molte donne e che guidano chi si interfaccia per la prima volta con il dubbio della patologia. Primo tra tutti è Diastasi Donna, un gruppo di 20 mila donne, che si batte per l’inserimento dell’intervento della diastasi nei LEA (dunque senza spese per chi ne è affetto), proprio alla luce dell’importanza funzionale e non solo estetica del muscolo. Elena Albanese, il presidente, ha creato una fitta rete di comunicazione tra più professionisti, per offrire convenzioni e servizi e divulgare corrette informazioni a tutte le iscritte  .

La DIASTASI DEI RETTI ADDOMINALI consiste nella separazione dei due muscoli dei retti dell’addome.

Tra le due fasce muscolari è presente la LINEA ALBA, una linea di tessuto connettivo che, se sottoposta a eccessive tensioni, tende a non tornare nelle condizioni originarie.


QUANDO FARE DIAGNOSI?

Intanto non allarmatevi se subito dopo il parto dovesse essere presente: è considerata fisiologica una diastasi di circa 20-25 mm, che tende poi a risolversi nell’arco di 6-12 mesi, periodo in cui anche l’utero torna alle dimensioni originarie. Superati i 40 mm spetta al chirurgo plastico stabilire se è necessario l’intervento chirurgico per correggere l’incompetenza funzionale dell’addominale o se è consigliabile adottare interventi di tipo conservativo fisioterapico.

COME FARE DIAGNOSI?
L’autovalutazione è spesso il primo mezzo che utilizza la paziente, poi, per diagnosi certe e approfondite, è consigliata l’ecografia della parete addominale e/0 una RMN della stessa, che spesso mettono in evidenza anche ernie inguinali e/o ombelicali associate alla patologia

CHE SINTOMI PUÒ CAUSARE?
La diastasi si manifesta con una grande variabilità di sintomi:

  • Abnorme gonfiore post-prandiale
  • Movimenti intestinali percepibili/visibili sottocute
  • Sensazione di pressione della linea alba e del basso ventre
  • Lombalgia
  • Instabilità del bacino e dolori alle anche
  • Disturbi urinari

I visceri risentono di questa mancanza di contenzione da parte dei retti dell’addome e cambiano posizione all’interno della cavità addominale spostandosi in basso, tanto che spesso le donne affette da diastasi a primo impatto posso presentare una pancetta come se fossero ancora incinte, cosa che provoca grosso disagio sociale e psicologico. Anche la lombalgia di cui soffrono queste donne è sempre causata da un’instabilità del bacino e del complesso meccanico-funzionale l4-l5, che provoca un sovraccarico funzionale a livello del complesso lombo-sacrale perché la muscolatura addominale non è più in grado di garantire la funzione stabilizzante al tronco. Quindi è chiaro che, se la colonna lombare non viene più stabilizzata e se il bacino subisce l’alterazione dei vettori pressori dei visceri addominali e pelvici, le anche subiranno sovraccarichi manifestando dolori. Sicuramente, però, il disturbo che più accomuna tutte le affette è quello minzionale. Spesso è presente una IUS (incontinenza urinaria da sforzo) e cioè una perdita di goccioline di pipì anomala con tosse, starnuti o sollevando pesi, fenomeno davvero invalidante per donne giovani che spesso hanno ritmi di vita frenetici. Anche in questo caso, il disturbo è legato a un’incompetenza dei muscoli del pavimento pelvico e del retto dell’addome che, se trascurata, può addirittura provocare un prolasso, ossia una protrusione della vescica nella parete anteriore della vagina.

A CHI RIVOLGERSI? CHE TIPO DI TRATTAMENTO ADOTTARE?
Una volta che è stata confermata la diagnosi, si hanno due possibilità. Si può intraprendere il percorso chirurgico e quindi pensare a un intervento di addominoplastica, oppure si può optare per il percorso conservativo insieme a fisioterapisti specializzati nel trattamento della DIASTASI. Questi percorsi prevedono la ginnastica ipopressiva, attraverso l’utilizzo di particolari posture ideate dal dott.Caufriez, fisioterapista e docente di fisioterapia perineale e sessuale in Belgio e ideatore del metodo. Il metodo ipopressivo è una tecnica muscolare che sfrutta l’apnea respiratoria per lavorare sul retto dell’addome e sul pavimento pelvico, in un’ottica di globalità e soprattutto senza creare un ulteriore sovraccarico nelle zone già danneggiate e indebolite. Gli esercizi non sviluppano infatti nessuna o pochissima pressione intraddominale, al contrario dei crunch che vengono erroneamente consigliati in palestra e che, nella maggior parte dei casi, non migliorano il quadro addominale e peggiorano quello sintomatologico. 

      

Oggi si possono seguire le donne in tutto il percorso riabilitativo, lavorando sui loro sintomi, dalla difficoltà urinaria e/o durante i rapporti sessuali attraverso esercizi specifici per il pavimento pelvico, esercizi posturali per contrastare il dolore lombo-sacrale e protocolli di dermatofunzionale per le alterazioni estetiche del derma. Queste donne hanno spesso smagliature e presentano flaccidità della pelle cui può essere associata un’adiposità. A quel punto bisogna adottare specifiche strategie che prevedono l’uso di alcuni elettromedicali come la radiofrequenza per il trattamento della flaccidità cutanea, l’onda d’urto per la liposcultura e l’ultrasuono per veicolare specifici prodotti cosmetici con la funzione di stimolare nuova produzione di collage ed elastina. Si consiglia alle pazienti anche l’uso di specifici integratori che coadiuvano il lavoro, in modo da trattare la patologia sia per quanto riguarda l’aspetto funzionale che quello estetico.

PREVENIRE? SÌ, SI PUÒ.

Indubbiamente, uno stile di vita sano con un ‘alimentazione equilibrata e una regolare attività fisica possono prevenire l’ipotonia dei retti perciò, anche durante il periodo della gravidanza, è molto importante tenere sotto controllo il fisiologico aumento del peso senza scadere in eccessi e seguire corsi di ginnastica preparatoria al parto che lavorino in isometria, senza affaticare la zona addominale e pelvi-perineale, con lo scopo di adottare posture corrette associate al corpo che cambia durante la gravidanza e mantenere un buon tono della muscolatura pelvica.

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